La prima icona che spiega il processo cognitivo è il racconto della creazione della donna.Adamo cerca un aiuto e non lo trova nelle realtà dell’universo, ma in un se stesso diverso da sé che è Eva, ovverosia in un altro uomo: nella donna.
Si tratta di un evento con tutte le caratteristiche della idealità. Mentre la conoscenza delle realtà del mondo pur sensibile era insoddisfacente, la conoscenza di se stesso nell’altro uomo ha un significato, con una prima valutazione, concettuale, perché consiste in un aiuto.
Questo significato non è l’unico, infatti, l’uomo non vede in lei solamente la convenienza di essere aiutato che non aveva trovato altrimenti, ma anche un altro sé e, nello stesso tempo, un dono di Dio. Adamo, pur incosciente nel sonno riceve un quasi se stesso, degno di sé senza cercarlo e senza pagarlo. Si tratta di un dono, di un aiuto, di un se stesso, di un non altri e non altrimenti: in una parola si tratta di un bene e di una conoscenza ideale e quindi dell’idea di uomo.
È la prima idea che l’uomo conosce insieme a quella di Dio e, in questo modo, conosce anche quella dell’universo che lo circonda, che è un quasi-aiuto-cercato, ma che non lo è del tutto, perché non è come quello che ha trovato invece in Eva.
La seconda icona spiega la conoscenza solo indirettamente presentando di per sé una ‹non-conoscenza›, che è anche una incoscienza. Si tratta di una conoscenza della realtà non ideale, provocata dall’‹astuzia› di una convenienza, non dalla ricezione obiettiva di un dono. È la conoscenza di chi indaga, ma non ama, di chi dubita ma non ha fiducia: di per sé più dubbio che non conoscenza, ovverosia consiste nel riconosere in sé la certezza di non saper amare e quindi l’avvertenza di non poter conoscere.
Si tratta della conoscenza di una mancanza, ovverosia del male. E Adamo che non si fida perde un amico che è Dio stesso, non perde l’amicizia di Dio, ma perde sé come suo amico. Per questa ragione non può più parlare con lui senza il bisogno di sussidi, che trova nei vestiti, per non essere nudo e provare vergogna della sua mancanza. In questo modo ha perso una realtà ideale e una conoscenza delle idee. Tra lui e la realtà c’è un divario: un vestito che la copre e che permette per un verso di vederla, ma che per un altro verso riesce a nasconderla. È la conoscenza sulla base di un ordine scelto ad arte – non un ordine, ma una convenzione – ma non accolto del tutto nell’‹amicizia-conoscenza-coscienza› spontanea delle virtù.
La terza icona-realtà è quella della Madonna che all’annuncio dell’angelo afferma di non conoscere uomo. Non si tratta di una bugia, ma della confessione di una realtà. Maria conosceva Giuseppe promesso sposo, ma non era una conoscenza ideale, in un certo senso era una non-conoscenza concreta ed effettiva, mancava la chiarezza e la purezza originale del dono di Dio. Per questo Maria aveva già rifiutato una conoscenza dell’uomo non ideale, ma nello stesso tempo riceve la rivelazione di un ristabilimento ed una ricostruzione della idealità nell’uomo Gesù.
Dio, che con il peccato di Adamo aveva perso un amico ideale, se voleva ritrovarlo ideale e amico, lo doveva ricostruire e, non trovandolo, lo ha ‹ri-creato› non più usando il fango, ma servendosi di se stesso. Si tratta della nuova creazione della realtà ideale che produce in Maria la conoscenza-riconoscenza della idealità e delle idee nella realtà di quell’altro uomo al quale lei stessa aveva dato la sua carne.
La ricostruzione della idealità ‹uomo› e la conoscenza ideale ricostruita dell’uomo è sempre quella di un uomo perfetto, ovverosia senza confronti e senza uguali, che non cerca aiuto da alcuno, ma che è in se stesso di aiuto a tutti. È Gesù che si fa aiutante per ridare ad ogni uomo la sua stessa idealità dell’aiutare. L’uomo che ama, che aiuta concretamente ricostruisce con ‹Gesù-uomo-ideale› la nuova creazione, perché conosce e riconosce la realtà delle idee e non si ferma alla conoscenza esteriore delle apparenze sensibili ed al significato concettuale delle convenzioni e dell’utilitarismo.
Nella bibbia non ci sono solamente immagini che spiegano, ma realtà concrete di Dio, anche se, per essere comprensibili, si possono considerare come icone visibili. Come la conoscenza della realtà ideale è impossibile senza le virtù, una lettura della bibbia –sempre senza le virtù – non spiega a sufficienza, perché è stata scritta per illustrare le idealità e una conoscenza eidetica senza l’aiuto delle virtù è impossibile.
I rapporti tra le ‹distinzioni›
L’ordine non è causato e non costituisce un fine, ma è programmato dall’essere, mentre a sua volta è la disposizione dell’esistere.
L’esistere non è programmato, ma causato dall’essere e di per sé costituisce un fine riconosciuto dall’ordine.
A sua volta l’ordine non è causa dell’esistere ma disegno e, nello stesso tempo, ambiente-atmosfera per l’essere.
L’esistere, poi, non è causa efficiente, ma finale dell’essere e intelligenza dell’ordine, ovverosia è conoscenza dell’essere e coscienza dell’ordine.
In pratica, l’essere è ordinato all’esistere e l’esistere dà all’essere la possibilità di effettuarsi; questo nell’ordine la cui manifestazione più materiale consiste nel tempo e nello spazio.
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