In che cosa consiste la risurrezione?
Una domanda del genere è ammissibile, infatti, se si crede in una vita eterna non si può evitare di chiedersi in che cosa consista, d'altra parte una risposta non è facile, tanto più che il Signore non l'ha spiegata con dei ragionamenti, sebbene l'abbia insegnata con una vita che non meritavava la morte e con una resurrezione che rappresentava una promessa di vita anche per chi avrebbe meritato la morte.
C'è un episodio del Vangelo a cui si possono riannodare questi pensieri: è quello della resurrezione di Lazzaro. In quell'occasione, Marta, la sorella del defunto, si rivolge a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà". Il Signore le riaponde: "Tuo fratello risusciterà". Effettivamente poco dopo richiama in vita Lazzaro, ma Marta prima di questo evento straordinario e malgrado la sua implicita richiesta – qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà, quindi anche una resurrezione illico et immediate – non sembra aspettarsi un ritorno alla vita istantaneo, infatti aggiunge: "So che risusciterà nell'ultimo giorno", e Gesù non la contraddice, anzi sembra confermare la sua fede in una resurrezione finale e eterna, non legata alla circostanza del momento, con le parole: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; Chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno". (Confronta Gv. 11, 17-27).In questo modo Gesù non eviterà di fare il miracolo di prolungare la vita terrena di Lazzaro, ma implicitamente spiega a Marta e a noi tutti che c'è una vita eterna che equivale a esere ‹altri Gesù›, in pratica che dipende da una partecipazione incontrovertibile con la sua stessa vita.
Alla domanda, quindi, in che cosa consiste la nostra resurrezione, si può rispondere molto semplicemente che consisterà nel continuare a vivere quella vita di tralci sempre e sempre meglio uniti all'unica vite che è Gesù stesso. In questo senso continuerà a morire quella pseudo-vita che è la nostra esistenza attaccata alle nullità del momento che potrà, invece, essere finalmente libera di affermarsi e realizzarsi in modo completo nell'unità con il Signore.In altre parole se la vita è un bene e la morte è un male, ovverosia una mancanza di bene, deve morire questa morte e questa mancanza, per poterci automaticamente trovare nella possibilità concreta della pienezza dell'unica vita che non muore, almeno per quel poco che l'abbiamo già assunta, ma ben di più per quel tanto che riempirà il nostro vuoto una volta che ci siamo accorti in che baratro esso consisteva di fatto.La resurrezione rappresenta una continuata riconferma dell'amore di Dio che tra tutti i suoi doni non ha tralasciato di farci il più grande che è quello della ‹remissione dei peccati›, che consiste nel trarre un bene prfino dal male o, in altre parole nel ri-creare un esistere perfino dove mencava.Respingere il suo dono significa privarsi della vita, ovverosia morire; in altre parole, respingere la partecipazione alla vita di Dio significa piombare nel nulla assoluto e nella dimenticanza eterna. Il male, infatti, è mancanza di bene e la nullità assoluta è la mancanza del Sommo Bene. In questo modo, possiamo comprendere in parte e capiremo poi del tutto il vero ‹Essere› (con l'iniziale maiuscola), perché il nostro stesso ‹esistere› unito a quello del Signore può diventare continuamente è sarà per sempre l'eterna risposta adeguata che spiega in che cosa consiste la vera vita.
Da tutte queste riflessioni appare evidente che il vero problema non consiste in cosa o come sia la risurrezione, ma nel realizzare la vita del Signore attimo dopo attimo per partecipazione, ovvero essere altri tranci della vite o, con un'altra dizione, essere ‹altri-Cristo›. Non si tratta di un problema teorico, ma molto pratico. Come si impara a guidare un'automobile sedendosi al volante, così s'impara a essere ‹altri-Cristo› cominciando a esserlo, per esempio, prima di una pur piccola azione o decisione chiedersi di proposito: "Cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto?" e quindi agire di conseguenza. Senza esperienza non c'è ragione e senza uno scopo non s'inizia una esperienza, in questo senso qualsiasi rinuncia alla risurrrezione consiste nell'aver fede nella morte, senza provare mai una volta a risorgere dopo una piccola morte che inesorabilmente incombe sempre in ogni attimo della nostra esistenza.
Nessun commento:
Posta un commento