Con il termine di clinamen Epicuro intendeva una certa deviazione del movimento degli atomi dovuta al caso, togliendo loro quel determinismo, prospettato da Democrito, che fissava inesorabilmente la loro caduta. Gli atomi dei due filosofi erano una sorta d’intuizione e interpretazione della costruzione della realtà fisica che oggi è stata superata dalla scienza moderna. Il clinamen rappresenterebbe un primo tentativo di riconoscere una certa libertà della psiche; negata da alcuni filosofi materialisti.
Si tratta del caso, che non è mai a caso, perché anche la conoscenza per caso non conosce mai un qualcosa se non ha eliminato il caso.
Dopo essermi permesso questo gioco non solo di parole, ma anche di ragioni, vorrei esaminare quel movimento incontrollato della psiche – anche psiche è un termine vago – non ancora razionalizzato dalla conoscenza e avvertito dalla coscienza.
Si tratta:
1) delle inclinazioni naturali. Esse hanno la caratteristica della spontaneità e sono espressioni dell’essere dell’uomo. Si manifestano sensibilmente come istinti, concettualmente come mozioni e, infine, solo con le idee meritano la definizione di virtù. Come inclinazioni che non sono ancora virtù, non sono del tutto efficienti e per così dire sono pre-causali o come direbbe Epicuro casuali. Istinti e mozioni saranno poi, con una conoscenza più chiara ed una coscienza più pura sostituite dal riconoscimento delle virtù che di per sé sono la causa anche delle inclinazioni e delle mozioni.
2) Le inclinazioni esistenziali, analogamente a quelle naturali, prima di essere razionalizzate sono indifferenti, dipendono dalle prime percezioni che inducono alla descrizione proposizionale. Esse si presentano con aspetti diversi nel corso dello sviluppo intellettuale. In un primo tempo, come curiosità infantili, rispondono alle esigenze di una razionalità iconica che è sempre senza precisione e quindi non conosce nemmeno quando immagina, ma che prepara gli elementi affinché la conoscenza possa scegliere e precisare. Successivamente le mozioni rappresentano la gratificazione dei concetti, che promuove e prepara una razionalità eidetica. Solo l’attenzione, lo studio e l’operare si incaricheranno di sostituire curiosità e interesse in razionalità compiuta e quindi in conoscenze del tipo di acquaintance (conoscenze di fatto e non solamente di comunicazione).
3) Le inclinazioni dello spirito quando non sono ordinanti, sono solamente elencanti, ovverosia hanno la caratteristica di essere enumeranti un intero, per un verso rigide e per un altro verso confuse. Come le inclinazioni dell’essere non potevano prescindere da una certa potenza e quelle dell’esistere da una descrizione, così quello dello spirito non possono essere indifferenti; persino in questo stato non di coscienza, ma di inclinazione istintiva sono quasi affettive e si esprimono in una certa pre-simpatia indipendente da ogni giudizio di ordine. Tutte le inclinazioni sono positive ovverosia sono predisposizioni ad un successivo completamento delle operazioni prodotte dalle varie distinzioni che le hanno generate, ma per il fatto che sono indifferenti possono completarsi positivamente oppure al contrario negativamente. L’esempio più evidente riguarda le inclinazioni dello spirito che quasi in origine nascono o positive con la simpatia o negative con l’antipatia. Quest’ultima non solo è negativa, ma anche limitante per l’essere con le inabilità e per l’esistere con la trascuratezza. In pratica le inclinazioni formulano insieme quei cosiddetti ‹giudizi-istintivi› dei quali è pieno l’universo-uomo e che lo dispongono a potere, volere e conoscere ancora prima di poter emettere ‹giudizi-propri›. In altri scritti ho parlato di precognizione, che è una scelta consenziente di tutte le inclinazioni positive ed un rifiuto voluto delle negative, ma esiste anche un pre-potere e un pre-volere.
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