mercoledì 8 settembre 2010

Una dimostrazione completa dell’esistenza di Dio

la dimostrazione dell’esistenza di Dio non si basa solamente sulla evidenza dei suoi attributi, ma anche, e forse soprattutto, sull'analogia di questi attributi con quelli propri dell`uomo.
La dimostrazione dell’esistenza di Dio che si basa sul riconoscimento dei doni che da lui abbiamo ricevuto può sembrare incompleta e per qualcuno non del tutto inoppugnabile. Si potrebbe obiettare che quel che il singolo ha ricevuto in dono è stato negato ad un altro e che quindi il donatore sarebbe ingiusto il che equivale a negare la sua divinità.
Quel che completa e toglie ogni dubbio all’onnipotente giustizia di un Donatore-Amore sta in una analogia tra l’amore di Dio e quello che noi stessi viviamo. Se noi amiamo sempre, o almeno ci disponiamo ad essere sempre nell’amore, non per questo riusciamo a soddisfare le esigenze ingiuste, ma d’altra parte non possiamo dubitare dei nostri sentimenti perfino nei riguardi degli ‹ingiusti›, anzi, un’ulteriore riprova del nostro amore sta proprio nella premura di costruire attorno a noi un mondo di bontà che supera i particolarismi e le convenienze utilitaristiche.
In questa visuale, bisogna chiederci se l’amore di Dio può essere così sconsiderato da approvare le ingiustizie e favorire tutti senza discernimento.
Al contrario, se i doni di Dio ci inducono a costruire amicizia ed accordo, come se noi stessi fossimo un prolungamento del suo amore per i nostri simili, allora non possiamo più dubitare di un Dio che vuole amare perfino con il nostro concorso.
In effetti, come i doni che riceviamo sono un dato di fatto e non una astrazione o una deduzione da idee dogmatiche, così anche il nostro usarli per amore, completa in modo irrefutabile la creazione e la provvidenza di Dio a dimostrazione della sua esistenza. In altre parole, mentre i doni ricevuti certificano un donatore personale ma non imparziale, il dono ricevuto di essere amore a nostra volta, come egli è Amore, ci assicura dell’esistenza di un Dio non solo personale e magnanimo ma anche universale e giusto.
Dio non ci ha trattati come dei servi che partecipano alla mensa del padrone, ma come figli che partecipano della paternità del padre.
Una dimostrazione dell’esistenza di Dio che si ferma al riconoscimento dei doni ricevuti personalmente, senza essere completato con la visione di quelli che egli non limita nei riguardi di alcuno, con il nostro concorso, non può forse soddisfare una razionalità concettuale non del tutto purificata dall’erotismo, ma può rassicurare sempre chi possiede una conoscenza eidetica (degli ideali) e, in ogni caso, chi con la purezza delle virtù rimedia alla non completa chiarezza delle ragioni.

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