La verità non è solo corrispondente, ma anche consenziente...
Qualche giorno fa ho scritto un appunto di filosofia intitolato: ‹Idee-verità per Platone›.
La verità è semplice e si può spiegare in due parole senza scrivere dei trattati ma, per arrivare alle due parole, almeno un articolo sarebbe necessario. Ora io dico qui le due parole, poi chi vuole mi può chiedere l’appunto un poco più esteso.
La parola ‹verità› richiama quella di ‹corrispondenza›.
‹Corrispondenza› è un termine che non si riferisce ad una ragione, ovverosia non è esplicativo o conveniente e nemmeno opportuno, ma indica un ‹ordine›. La verità non è tanto una risposta ragionata, ma soprattutto una risposta analoga che considera le realtà come simili e non le conosce solo come qualità fenomenologiche. La ragione è comunicativa e logica, l’ordine è consenziente e analogico, ovverosia consiste in una traccia che può benissimo servire alla ragione, ma che funge da ‹regola› del suo cammino logico. Se si ammette che la verità per essere tale deve essere insita in un ordine si capisce subito che non è estranea all’ambito della morale e non di pertinenza esclusiva della logica e, in questo senso, prevede l’intervento delle virtù infuse (vedi anche qui sotto: ‹Ordine, ragione, verità›).
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