sabato 13 febbraio 2010

Analogia


Analogia - analisi

Come l’analisi è il metodo usato dall’esistere per conoscere, l’analogia è il metodo tipico dello spirito per ‹riconoscere›, ovverosia approvare. Consiste in una rappresentazione della realtà non per l’esame delle qualità, ma per la stima del reciproco ordinarsi delle qualità dell’oggetto percepito. Per esempio, il cuore che porta il calore del sangue fino alle ultime cellule del corpo assomiglia alla sede dell’amore che riscalda ogni relazione umana. ‹ la strada diritta è la più breve › vale sia per le lontananze fisiche, sia per le differenze di significato, sia per le stime di valore, perché rileva una somiglianza di ordine tra cose non omogenee, ma omogeneamente ordinate. In pratica permette di usare una misura per una stima tra cose non omogenee che di per sé non si possono misurare con lo stesso metro, ma solamente nello stesso modo.
Si tratta di una sorta di paradigma estratto dall’ordine naturale da cui si può ricavare un metodo di conoscenza altrettanto naturale.
Anche la logica paragona le conoscenze e quindi anche l’analisi esamina le qualità delle relazioni e dei rapporti ma, per così dire, in un modo disinteressato e lontano, mentre la riconoscenza usa le conoscenze dell’analisi non più per ditinguerle secondo le apparenze, ma per stimarle secondo il valore ma, così facendo adombra l’analisi e invece usa l’analogia. in questo senso, mentre l’analisi mette in luce una verità che dipende da una corrispondenza logica, l’analogia invece ‹ama‹› una verità che dipende da una corrispondenza volitiva o affettiva o meglio, spirituale. In pratica l’analisi vede la distinzione e l’uguaglianza, mentre l’analogia sente l’unità e la risonanza.
Una madre vede suo figlio simile a sé perché gli vuol bene e non per via di un ragionamento logico, anche se non si può dire che sia senza ragione. La differenza tra le due perceziopni consiste non in una diversa conoscenza del figlio – o in una conoscenza di un figlio diverso –, ma in una riconoscenza più profonda che è ‹ordinata› alla comprensione ‹ideale›. In questo senso si può parlare di «una forma di argomentazione induttiva» e non deduttiva. In altre parole mentre la sola ragione di un uomo analizza, lo stesso uomo tutto intero, composto di ragione e di affettività, ‹induce›, ovverosia compone e costruisce una conoscenza concreta nel senso di acquaintance. Una conoscenza induinduttiva è sinonimo di valorizzante. La sua caratteristica è quella di essere ‹ordinata› ad uno scopo. Si tratta di un ‹ordine› che è generale, o meglio universale che, pur non essendo contrario alla ragione non dipende da essa, ma anche dalle virtù dello spirito che valorizzano la stessa ragione. La mamma vede il figlio simile a sé perché lo ama ed ha fiducia in lui, non perché lo abbia analizzato scientificamente sezionandolo nelle sue parti e soppesando le sue possibilità. L’analogia evidenza non le parti distinte di un insieme, ma le distinzioni di una unità, ovverosia è mossa da una visione completa e globale, perché ordinata in se stessa e, per questo, può essere sicura di trovare persino quel filo logico che la conduce ad una conoscenza degli ‹universali›. Non è mancare di conoscenza ‹credere› che quel che ‹vale› per me, potrebbe valere anche come legge e norma di un ordine generale riferito a cose e a persone ben diverse da me stesso. Senza un ordine generale non esiste alcun rapporto nemmeno tra le stesse cose cosiddette materiali e quindi persino ogni conoscenza logica diventa illogica. È questo il motivo di chi mette in dubbio ogni asserzione che non sia la propria, al punto di sostenere che la sua è l’unica vera, anche se questa affermazione è più logica sulla bocca di chi non ragiona e non su quella di un uomo normale.
Questo modo di considerare l’analogia permette anche una comprensione di come sia facile confondere ‹potenzialità› che si esprime nelle cause con ‹forma› che ordina le stesse cause, o meglio, che considera le cause ‹ordinate› ad uno scopo. Aristotele stesso potrebbe sembrare poco chiaro nel distinguere cause da forma, e forma da potenza se, ancor prima non riconosce la diversità nell’uomo delle tre ‹distinzioni› che lo compongono in unità: l’essere, l’esistere e lo spirito. Una ulteriore mancanza di chiarezza potrebbe venire ancora dal fatto di confondere lo spirito con l’anima, con il risultato di cercare un’anima dove esiste invece uno spirito, o peggio, di trovarla nell’intelletto, o magari ridurla solo a «pensiero di pensiero». In pratica bisogna chiedersi se l’uomo che trova motivo al suo operato nella sola ragione, quasi dimenticandosi della affettività ed della volontà, sia ancora da considerarsi uomo e non un robot fabbricato da un ‹Orologiaio› senza amore, ovverosia da un dio che non esiste.

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